a cura dei ragazzi del MEG di Messina
Uno dei quesiti che più sconvolgono la nostra esistenza è quello relativo alla fine di essa. Questo pensiero ci incute timore, ci spaventa, perché non siamo capaci di completarlo, associandogli una risposta. La nostra logica ci porta a pensare che ogni domanda abbia e debba avere una relativa risposta, risoluzione, ma non sempre è così. Alcune cose sono troppo più grandi di noi e spesso lo sono al punto che non riusciamo a comprenderle. Nella nostra vita l’ultima parola sarà dell’amore o della morte? Trionferà il bene o il male? Non possiamo saperlo, ma la chiave per vivere serenamente, per trascorrere la nostra esistenza nella maniera migliore possibile è scoprire la nostra fede, affidarci al Signore. Abbiamo il bisogno di capire la vita, la risurrezione di Gesù; solo così potremo vivere l’esperienza della fede in Dio, vivere in lui. L’ultima parola potrebbe non essere né della morte, né dell’amore: la morte ci sarà sempre, ma anche l’amore continuerà ad esistere, nonostante tutto. Questi due elementi potrebbero anche essere collegati: la morte ci insegna a continuare ad amare; non dobbiamo fermarci di fronte alla fine dell’esistenza di una persona a noi cara: così facendo morirà qualcosa dentro noi. La morte di una persona non è un avvenimento facile da sostenere ed accettare, ma bisogna andare avanti, pensare in maniera positiva, perché l’amore ci guiderà nella continuazione della nostra vita, ci porterà a sorridere e ad amare. Il nostro corpo può anche abbandonarci, ma, se abbiamo fede, la nostra anima e la nostra capacità di amare non avranno mai fine.
Troppo spesso crediamo che la nostra vita sia un percorso destinato a finire, in cui dobbiamo sopportare numerose sofferenze. Gesù, con i suoi gesti ed il suo amore per tutti noi, ha cercato di farci comprendere l’importanza del suo amore: egli si è spezzato per noi, per dare a noi la vita. Per questo, non possiamo rassegnarci a non amare, a vivere la vita passivamente, la vita che Lui ci ha donato. Solo amando potremo onorare la nostra esistenza e ringraziare chi ci ha amato a tal punto da offrire la sua vita per noi.
Questo periodo potrebbe farci pensare che l’ultima parola, nella nostra esistenza, sia della morte; numeri e immagini danno questa impressione. Capita a tutti di pensare alla morte e quello che ci sarà dopo il suo arrivo, ma nessuno riesce a dare una risoluzione agli enigmi che affollano la testa di ognuno di noi. Quello che accadrà alla fine della nostra esistenza ci è ignoto, e per questo ci fa paura. I più giovani pensano che il momento in cui anche loro dovranno passare a miglior vita sia remoto dal loro presente, ma non tutte le persone nel mondo sono giovani, la vita va avanti per tutti e molte persone non hanno più tempo, sanno che è arrivato il loro momento e, probabilmente, hanno paura. Nessuno vuole lasciare i suoi cari, abbandonare la vita e quel mondo che ha fatto soffrire e sorridere ognuno di noi, ma quel momento arriverà, inevitabilmente, e l’incognita su quale sia l’istante preciso in cui avverrà, spaventa ognuno di noi. Solo la fede, il pensiero e la consapevolezza della Risurrezione può scrollare di dosso l’ansia che invade, spesso, le vite di ognuno di noi. Solo così potremo dare la possibilità alla vita di avere l’ultima parola. Dio ci ha creati per amare ed essere felici, non per soffrire. È un percorso faticoso, che non esclude le sofferenze ma, anzi, le include nella sua formazione, ma è un cammino in cui siamo noi a scegliere che strade prendere, siamo liberi di scegliere e la scelta che può farci stare meglio è amare, spezzarci per gli altri, come Gesù ha fatto con e per noi.
Quasi sempre si pensa alla morte come qualcosa che separa, che segna una fine, che conduce al nulla, impedendoci di continuare ad amare. Bisogna, però, guardare l’argomento in questione da diversi punti di vista. In questo ci guida una domanda: “Cosa c’è prima della vita?”. Cercando di rispondere a questo quesito e non sapendo quale sia il nostro percorso di rinascita, di Risurrezione, dopo la morte, possiamo immaginare che prima e dopo la nostra vita ci sia il nulla. Questo fa della nostra vita un breve barlume di luce in mezzo all’oscurità con cui noi identifichiamo ciò che non esiste, che non è niente. Proprio la consapevolezza di questo rende ogni singola vita speciale; amare deve essere una risposta al nulla, un modo per affrontarlo. Così, questo deve spingerci ad amare chi ci sta intorno e a godere la vita, il più bel regalo che ci sia mai stato fatto. L’amore, così, non avrà mai una fine, ma sarà sempre presente in ognuno di noi, nella nostra gioia di vivere.
In questo momento di sconforto, come non mai, dobbiamo sentire il bisogno ed il dovere di soccorrere chi è più debole, chi urla ma non viene ascoltato. Non è più il momento di essere egoisti, così come non dovrebbe esserlo mai. Questa pandemia e la situazione di emergenza che stiamo vivendo ci stanno insegnando come solo aiutandoci possiamo venirne fuori; dobbiamo sostenerci gli uni gli altri, non mollare mai, continuare ad amare, donarci e spezzarci per gli altri. Ognuno di noi deve essere consapevole di quanto Gesù abbia sofferto per salvarci, la fede ci deve guidare; solo così potremo sconfiggere le sensazioni negative che proviamo e avvertiamo. Solo così potremo risorgere.